Con “Haterproof 2″ nelle orecchie (per calarmi nel mood) e lo sguardo perso nel paesaggio fuori dal finestrino mi sono ritrovato, qualche ora prima di recarmi negli uffici della Universal per il primo ascolto di Kepler, il nuovo album di Gemitaiz e Madman, a pensare cosa potesse attendermi dal primo disco ufficiale del duo Tanta Roba. Le risposte mi si sono palesate davanti agli occhi solo qualche giro di orologio più tardi, chiuso in uno dei tanti salottini presenti, con il compact disc nero pronto a girare dentro lo stereo: un disco composto (più o meno) da 16 possibili singoli, alla ricerca non del disco d’oro, ma del disco perfetto, parafrasando Gemitaiz. Disco che parte “cattivissimo” e senza ritornelli, per poi proseguire, già dalla seconda traccia, con una serie di papabili tormentoni, come detto prima, con produzioni di alto livello e ritornelli che rimangono impressi nella mente dell’ascoltatore. Su tutti risaltano “Instagrammo” con Coez, autore proprio del best refrain di tutto il disco, e “Black Mirror” con la collaborazione di Jay Reaper, che rimane per la super produzione di Fr3netik & Orange. Colpisce la scelta di chiudere il disco con tre brani molto intimi, dopo un’alternanza quasi matematica tra brani incalzanti e tracce un po’ più “chillin’”. “Il rap che straccia le popstar”, urla MadMan, in “Sigarette”; i presupposti ci sono tutti. L’album, difatti, pare concepito per un target di teenagers, che sono i veri grandi fruitori del mercato discografico, nonché i clienti più esigenti. Il fatto di aver creato un album rivolto principalmente (ma non solo) ad adolescenti non è di certo un demerito, dunque, anzi, significa dover caricare l’album con brani che superino e resistano alla caducità solita delle canzoni, vista l’insaziabile fame di novità del mondo giovanile. Gemitaiz, come già detto, non punta al “disco d’oro”, ma, con tutti gli scongiuri del caso, questo disco parrebbe essere pronto a superare a pieni voti il “test” FIMI. Così, dopo l’ora abbondante di ascolto, soddisfatto, mi allontano dal salottino, canticchiando: “fammi un sorriso che ci instagrammo!”.
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